Loggia Zanardelli 840

La Zanardelli 840, all’Obbedienza del Grande Oriente d’Italia, era proveniente dalla Famiglia della Gran Loggia d’Italia dopo la scissione Ceccherini, apparteneva al Rito scozzese antico e accettato con Sovrano Gran Commendatore Augusto Piccardi ed era confluita nel Grande Oriente con le logge maschili che avevano seguito Francesco Bellantonio. Risulta già demolita nel 1979.

Augusto Picardi (ex generale fascista) era Sovrano Gran Commendatore del R.S.A.A. di una famiglia di Piazza del Gesù proveniente dalla Gran Loggia d’Italia, con Tito Ceccherini Gran Maestro, il quale, quando morì, fu sostituito all’Ordine dal Gran Maestro Francesco Bellantonio, che nel 1973 realizzò l’unificazione con il Grande Oriente d’Italia, guidato dal Gran Maestro Lino Salvini .

La Zanardelli 840, pertanto, proviene da Piazza del Gesù e arriva all’ordine del Grande Oriente d’Italia nel 1973, con l’unificazione Lino Salvini/GOI e Francesco Bellantonio /Piazza Del Gesù.

I precedenti

Nel 1962 si determinò la scissione in seno all’Obbedienza della Gran Loggia d’Italia di Piazza del Gesù. Il Gran Maestro Tito Ceccherini aveva rassegnato le sue dimissioni il 14 novembre 1961, confermandole il 14 gennaio 1962 alla Giunta esecutiva. L’Assemblea della Gran Loggia elesse Gran Maestro Giovanni Ghinazzi, il 24 giugno del 1962, ma nel frattempo, il 22 maggio, Ceccherini attuò un ‘colpo di mano’, occupò la sede e annunciò di essere rientrato in carica. Iniziò così una crisi che vide da un lato Giovanni Ghinazzi ristabilire la continuità legittima dell’Ordine e dall’altro il costituirsi di logge di diversa appartenenza. Nel 1973 il successore di Ceccherini, Francesco Bellantonio, sottoscrisse con il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia un “Trattato di unificazione” che venne salutato come la fine della frattura del 1908 e il ritorno all’unità dell’intera comunità massonica italiana. Il “Trattato di unificazione” ebbe vita breve.

Loggia Arnaldo

La Loggia Arnaldo risulta presente già nel 1863.

In data 3 marzo 1863 il ministro degli Interni Spaventa chiese al prefetto di Brescia precise notizie intorno alla esistenza ed in caso affermativo intorno agli aderenti, ai loro legami e relazioni con l’estero, di logge massoniche. La risposta fu negativa, ma a distanza di soli pochi mesi il prefetto dovette ricredersi e prendere atto dell’esistenza in Brescia addirittura di due logge massoniche, l’una denominata ‘Cenomana’, di sentimenti moderati, con a capo il conte Enrico Martini di Crema, la seconda denominata ‘Arnaldo’, di orientamento più avanzato (‘di sentimenti spinti’ – scrisse il prefetto al ministro dell’Interno) con a capo l’avv. Luigi Botturelli, direttore del giornale ‘La Sentinella Bresciana’ “. La documentazione del rapporto prefettizio è contenuta in una lettera del prefetto al Ministero dell’Interno datata 4 aprile 1863, depositata all’Archivio di Stato a Brescia ( A.S.B. Questura, b. 14).

La Loggia Arnaldo risultava molto presente nel mondo politico bresciano. Grazie al Botturelli essa era in grado di controllare un periodico di notevole autorità.

Di Rito scozzese antico accettato, la Regia Loggia Arnaldo nasce nell’ottobre del 1863 e tra i suoi fondatori annovera il dottor Francesco Feliciangeli (Sovrano Principe del Real Segreto), emigrato romano residente a Torino, ex ufficiale garibaldino giunto a Brescia agli inizi dell’ottobre 1863 e fattosi subito notare per le strette relazioni intrattenute con ‘i più ardenti del partito estremo’; Erminio Pescatori (Sovrano Principe Rosa Croce), marito di una signora possidente, la signora Biagini, direttrice di una compagnia comico-drammatica; il letterato Giovanni Fontebasso, apprendista teatrale e autore drammatico; il veronese Francesco Fermignani, giudicato ‘abile mestatore che qui presta servizi ai liberali, là agli Austriaci’, ‘parolaio ambulante’, ‘sollecitatore’, ‘un presta servizi, che sa trar guadagno da tutto al proprio vantaggio’; Luigi Marchetti, uomo che ‘ all’aspetto fiero e concentrato si appalesa per individuo inclinato alla cospirazione’; infine il cav. Antonio Legnazzi, il dottor Luigi Alemanni, Luigi Zavarise, l’avv. Alessandro Legnazzi, Alessandro Tommasi, tutti veneti. [i]

Nell’informativa al Ministero degli Interni del 21 ottobre 1863 il prefetto di Brescia sostiene che la principale occupazione della Loggia fosse quella di prestare soccorso ed aiuto alle famiglie bisognose ed in occasione di pubbliche calamità ed esclude un collegamento con le altre logge nazionali, se non in casi sporadici, esclusivamente quando si tratta di raccomandare un confratello in viaggio, per assicurargli l’assistenza in caso di bisogno.

I carabinieri in una relazione del 6 febbraio 1864 la consideravano di sentimenti spinti.[ii]

Tra i venerabili che dirigono in varie epoche la loggia troviamo Giovanni Plebani e il dottor Tullio Bonizzardi, fondatore della Croce Bianca (ai cui funerali, il 4 aprile 1908, è presente Giuseppe Zanardelli).

La vita della Loggia Arnaldo appare sin dall’inizio travagliata a causa della difficile convivenza, al suo interno, di appartenenti ai due orientamenti, l’uno più moderato e l’altro più radicale, che agitavano il mondo politico e sociale, laico e repubblicano.

La prima sede della Arnaldo, all’atto della sua costituzione nel 1863, è al Mercato del Grano e tuttavia, nel 1875, il prefetto[iii] viene a sapere da un confidente della polizia, già socio della Loggia Arnaldo, della presunta esistenza della stessa sin dal 1861. Secondo tale ‘confidenza’  la loggia, che aveva sede nel Mercato del Grano e contava allora più di 300 soci, si era poi sciolta nel ’62 per ricostituirsi nel 1864, con sede nella casa del liberale Klobus (esistente agli inizi dell’attuale galleria sottopassante il colle Cidneo, prima che fosse parzialmente abbattuta per far posto a questa), con una spesa di “una somma enorme nell’impianto della sala della chiesa”, stando quantomeno al rendiconto presentato da Gio. Antonio Gerardi, esponente della Sinistra, noto negoziante di mobili e appartenente alla Loggia. La loggia, stando all’informativa del 1875 del  prefetto, si sarebbe sciolta di nuovo nel 1866, quando aveva solamente 13 o 14 aderenti.

Della sua attività si trova tuttavia testimonianza in vari documenti degli anni successivi. Secondo un’informativa del prefetto di Brescia al Ministero dell’Interno del 17 giugno 1868[iv],  vengono indicati come membri effettivi e fondatori della R:.L:. Arnaldo Di Rito Scozzese Antico ed Accettato, all’O:.R:.di Brescia, l’avvocato Andrea Grana, “liberale piuttosto avanzato” (presidente), il dottor Tullio Bonizzardi, il dottor Eugenio Klobus e l’avvocato Antonio Legnazzi (questi due definiti liberali piuttosto avanzati) e i liberali moderati dottor Leopoldo Dionisi, avvocato Carlo Capra, Giovan Battista Formentini, Gio.Antonio Gerardi, Gaetano Foscarini, Antonio Boschetti, il dottor Gregorio Braccio e l’avvocato Alessandro Legnazzi.

Nelle carte del fratello di Giuseppe Zanardelli, ingegner Ferdinando, viene conservata una ricevuta, su bollettino di versamento intestato alla Loggia Arnaldo, per  la tassa di iscrizione di Cesare Zanardelli a “tutto agosto” firmata dal tesoriere della loggia Tosoni e datata 1890.

Dai documenti del Grande Oriente d’Italia risulta che nel 1891, l’11 di marzo, con un decreto dell’allora Gran Maestro Lemmi, la Loggia Arnaldo veniva ricostituita. Della presenza attiva della Loggia Arnaldo nel 1892 è data testimonianza in una lettera inviata da Tullio Bonizzardi, a nome della loggia, al “F.F. Zanardelli” per la riuscita della candidatura Comini nel collegio di Salò nelle elezioni di quell’anno.[v]

Le notizie di chiusura e di ricostituzione della Loggia Arnaldo, che si susseguono a pochi anni di distanza le une dalle altre, fanno pensare ad un travaglio intenso dei massoni bresciani, probabilmente legato intimamente alle mutevoli sorti dei rapporti tra i liberali moderati e progressisti e tra questi ultimi e i repubblicani, i radicali ed, infine, i socialisti. Essendo molti i liberali progressisti e zanardelliani attivamente presenti nella Arnaldo non è difficile pensare che l’eco delle accese polemiche e delle divisioni politiche si sia fatto sentire anche nell’attività massonica, determinando più volte l’aumentare o lo scemare delle adesioni e, di conseguenza, la demolizione e la ricostituzione della loggia. Interessante comunque il fatto che ad ogni ripresa dell’attività venga conservato il nome precedente, indice di una continuità che trova esponenza esterna nella tenacia con la quale il blocco di potere zanardelliano resiste alle progressive difficoltà a cui viene sottoposto dall’alleanza dei moderati con i cattolici e dalle difficili coalizioni con le componenti repubblicana e radicale.

La loggia risulta ancora attiva nell’annuario del Grande Oriente d’Italia nel 1909, quindi dopo la scissione di Piazza del Gesù, quando la carica di Maestro Venerabile è ricoperta da Antonio Carella e nel 1914, quando il Venerabile è Giovanni Plebani. [vi]

[i]Notizie tratte da lettera del Prefetto al Ministero dell’Interno, 21 ottobre 1863 e lettera di risposta del Ministero del 6 febbraio 1864, in Archivio di Stato di Brescia, b.14 – citata in Chiarini., Politica e società nella Brescia Zanardelliana, pag.123, nota 14 –

 [ii]Storia di Brescia

 [iii]Lettera dell’Ispettore di P.S. di Brescia al Prefetto, 24 luglio 1875 – Archivio di Stato di Brescia, Questura, b.14 – Fotocopia in Archivio Fondazione Luigi Micheletti – Brescia –

 [iv]Archivio di Stato di Brescia, Questura, b.14 – Fotocopia in Archivio Fondazione Luigi Micheletti – Brescia –

 [v]Lettera di Bonizzardi a Zanardelli – 1892 – in Fondo Zanardelli,  Archivio di Stato di Brescia, b. 61 –

 [vi]Informativa del prefetto dell’8 febbraio 1864 – fotocopia dell’originale in Fondazione Luigi Micheletti – Brescia –

Loggia Cenomana

Loggia Cenomana,  di sentimenti moderati, con a capo il conte Enrico Martini di Crema.

In una nota prefettizia dell’8 febbraio 1864 si accenna alla presenza della Loggia Cenomana di Rito moderno e francese, con Maestro Venerabile il conte Enrico Martini di Crema  e fra i Fratelli più influenti  il Dottor Bargnani direttore della Gazzetta Provinciale.  La Loggia “…procede in tutto ordine e moderazione. Riconosce ed obbedisce al suo Capo, il Grande Oriente”. In una nota prefettizia del 17 gennaio 1868 la Cenomana viene data per demolita.

(Fondazione Biblioteca Archivio Luigi Micheletti)[1]

 

[1] Fondazione Biblioteca Archivio Luigi Micheletti

 

Loggia Leonessa

Nel 1945, a Brescia, nella casa del giudice Pasquale Astiriti, in Piazza Duomo, riprende la propria attività una Loggia, denominata Leonessa[1]. Alla Loggia sarebbero stati affiliati, oltre ad Astiriti, il generale Sandro Piazzoni, l’industriale Boldrini[2] e Basilio Gnutti, 33 del Rito Scozzese di Piazza del Gesù e Segretario del Fascio di Lumezzane.

Secondo una testimonianza resa a Silvano Danesi da Carlo Emilio Gnutti, secondo il quale alla Massoneria, in questo caso di orientamento zanardelliano (Loggia Arnaldo), apparteneva anche il nonno Serafino Gnutti – negli anni Sessanta le riunioni della Loggia Leonessa, alla quale apparteneva il padre Basilio, avvenivano in via Musei, nella sede del Club Mirabella 1000 Miglia.

[1]Un’altra loggia Leonessa sarebbe esistita a Brescia nel 1915 e nel 1916, all’Obbedienza di Piazza del Gesù. Testimonianza resa a Silvano Danesi da Carlo Alberto Di Tullio il 5/11/1994

[2]Testimonianza resa a Silvano Danesi da Carlo Alberto Di Tullio il 5/11/1994

Loggia Ettore Busan 57

Loggia Ettore Busan,[1] all’Oriente della Valle del Mella (Brescia), iscritta con il numero 57 negli elenchi del Grande Oriente d’Italia. Maestro Venerabile: Filippo Grasso, primario chirurgo dell’ospedale militare di Brescia dal 1918 al 1925.

La loggia Ettore Busan risulta attiva negli anni Cinquanta e Sessanta e le riunioni dei suoi aderenti avvengono in casa di Filippo Grasso, nel palazzo Caprioli, in via Grazie 19.

Testimonianza dell’attività, ma anche della difficoltà interna della Busan, è una lettera di convocazione di riunione di Loggia del 1957. La convocazione straordinaria, per il 21 dicembre 1957 alle ore 20,30, è per mettere “in discussione l’opportunità o meno di mantenere in vita questo nostro sodalizio nella forma e nella sostanza, sì come fino ad oggi à tentato di vivere”. Filippo Grasso, che firma la convocazione, lamenta nella premessa: “Una crisi materiale e spirituale tenta d’investire il nostro Istituto e non risparmia la base”.[2]

Significativo delle difficoltà della ripresa dei lavori massonici, dopo anni di contatti sporadici e di solitarie speculazioni intellettuali, è il racconto della decisione di chiudere, agli inizi degli anni Sessanta, la Loggia.[3] La presenza di Filippo Grasso, secondo la ricostruzione dell’avvenimento fatta all’autore da un associato alla loggia, era preponderante sul dialogo interno. Il fatto che la sede della loggia fosse in casa del Maestro inibiva gli aderenti dal prendere posizioni apertamente contrarie a quella del Venerabile storico, che manteneva la discussione prevalentemente sulle origini iniziatiche della Massoneria e sulla sua derivazione dalla tradizione dei Cavalieri Templari: argomenti di indubbio interesse esoterico ma che, a parere di molti, avrebbero dovuto lasciar luogo a ricerche più legate all’attualità di un Paese in piena fase di ricostruzione. Ancora una volta, in sostanza, l’attività massonica veniva, in omaggio ad una tradizione tipicamente italiana, richiesta di impegni profani, fonte di divisioni e di lacerazioni spesso esiziali. Durante una riunione, di fronte alla palese non condivisione dei più per i suoi metodi di conduzione dei lavori, Filippo Grasso – stando ancora alla testimonianza diretta – propone la demolizione delle Loggia. La proposta viene subito fatta propria dall’Oratore e messa in votazione. La maggioranza decide per il sì e la loggia viene così sciolta.

La ricostruzione tuttavia appare alquanto imprecisa, probabilmente riduttiva dell’aspetto relativo all’osservanza della tradizione templare ed iniziatica che Filippo Grasso tendeva a mantenere viva e indicativa solamente delle profonde diversità di opinioni e delle tensioni esistenti nella Busan. La loggia infatti, stando ai documenti ufficiali, sopravvive, anche se di poco, al suo storico Maestro Venerabile. Filippo Grasso muore il primo di marzo del 1966, mentre la Ettore Busan 57 risulta presente nel 1967 nell’elenco delle logge italiane del Grande Oriente d’Italia [4], elenco dal quale si evince anche la totale assenza di logge nel 1970.

[1]A proposito di Ettore Busan vedi Aldo A.Mola – Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni – Bompiani – pagg. 621 e 629 – Figura controversa Ettore Busan ottiene nel 1936 il permesso di recarsi in Belgio al Congresso massonico internazionale ed è sospettato di essere al soldo dell’Ovra. Ettore Busan faceva parte del gruppo massonico neo-pagano”Antieuropa” capeggiato dal console della milizia Asvero Gravelli, supposto figlio naturale di Arnaldo Mussolini. Secondo alcuni Ettore Busan avrebbe preso il posto di Raoul Palermi nei rapporti tra ambienti massonici e fascismo.

[2]Lettera, di proprietà privata, vista dall’autore.

[3]Testimonianza resa all’autore da un affiliato alla Ettore Busan.

[4]List of lodges masonic – fotocopia in Atti Commissione parlamentare P2 –

Loggia Amalia Augusta

Della Loggia Reale Loggia Amalia Augusta è testimonianza un “piccolo opuscolo di sei pagine della Raccolta Bertarelli di Milano, intitolato: ‘Installazione costituzionale della R[ispettabile] L[oggia] Sc[ozzese] Reale Amalia Augusta all’Or[iente] di Brescia e consacrazione del Tempio”. Oltre alle solite cariche interne, la Loggia, “aveva uno speciale consiglio di nove membri, che formavano la giunta direttiva intorno al Venerabile, e uno speciale ‘Capitolo dei Sublimi Cavalieri Eletti’ che costituiva la classe privilegiata e distinta dei provetti”. (Costituito il 5 giugno 1808 dallo stesso Grande Oriente di Milano).

La Loggia viene aperta e solennemente inaugurata nel 1806. (Il 9 aprile 1807, per festeggiare la nascita della principessina figlia della viceregina, eroga L. 383,76 a favore dei danneggiati dell’incendio di Vezza d’Oglio.1)

Il 2 ottobre 1807 viene inaugurato il vessillo e nel 1808 la Loggia, auspici il Venerabile Ostoja e il Segretario Pagani, delibera i suoi nuovi ordinamenti locali, contenuti in un opuscolo stampato alla macchia, ma in Brescia, dal titolo: “Discipline della R.L.Amalia Augusta all’Or[iente] di Brescia”.2

Numerose sono le testimonianze dell’attività della Loggia e soprattutto di quella letteraria ed artistica, spesso connessa con la celebrazione di avvenimenti bellici, politici e civili che vedono impegnati direttamente gli affiliati, come nel caso dell’entrata in Spagna dell’esercito guidato da Giuseppe Bonaparte, del quale sono componenti tre generali bresciani: Giuseppe e Teodoro Lechi e Luigi Mazzucchelli.3

Note

1Antonio Fappani – Enciclopedia bresciana – voce Massoneria –

2Altri documenti dell’Amalia Augusta sono ritrovabili nelle pubblicazioni del massone Nicolò Bettoni, conservate nella Biblioteca Queriniana.

3Per un approfondimento relativo ai lavori dell’Amalia Augusta si rimanda al Guerrini, alle carte della biblioteca Pagani, conservate alla Biblioteca Queriniana di Brescia e, ancora, alle pubblicazioni di Nicolò Bettoni.